Non è cosa che capiti tutti i giorni respirare a Palermo un poco di aria intrisa di odore Floyd, come quella che ho respirato mercoledì 10 aprile 1996, ascoltando ed incontrando la mitica “chitarra spalla” di Gilmour dei tempi che furono, mr. White.
Il concerto
Appena entrato nel Teatro incontro e saluto moltissime persone di antica fede Floyd che, con il sottoscritto, hanno girato in lungo ed in largo il Belpaese per seguire i vecchi Cappellai Matti, e che avvertivo molto emozionati nell’assistere ad un concerto di un vecchio Floyd.
Snowy White si presenta con una band assolutamente essenziale dal punto di vista tecnico: Walter Latupeirissa al basso, Juan Van Emerloot alla batteria (ambedue originari delle Antille olandesi), e la sua ormai storica Gibson Les Paul dorata (modello Steve Hackett ’77). La scenografia rispetta l’essenzialità tecnica con due americane in alto e basta. Niente maiali che volano, luci stroboscopiche, laser, aeroplani, immagini sul Grande Occhio, fiumi di ghiaccio secco ed altre diavolerie degne dei suoi vecchi compari.
A prima vista, l’aspetto di Snowy sembra ancora più che giovanile senza il pancione inglese da birra, né il doppio mento alla Mason anche se qualche inizio di ruga intorno agli occhi rivela un’età da buon padre di famiglia.
Tutto il concerto, durato circa due ore, è un’apoteosi puramente blues, e d’altronde non ci poteva aspettare altrimenti da una formazione così composta, con venature appena accennate di rock classico. Le canzoni si rivelano tutte molto belle e sapientemente orchestrate dal trio in maniera tale da non renderle noiose e ripetitive (rischi che si incorrono nel blues) dove Snowy ci diletta con la sua voce suadente e da irrefrenabili solo di chitarra. A parte i testi (che da quel che ho potuto capire non sembrano all’altezza di un Waters, e chi a questo mondo lo e?) quello che più impressiona è la buona tecnica chitarristica usata da White per gli assolo che non si stagnano in lunghissime pentatoniche (anche se ne fa largo uso), ma cercano di andare oltre, con un ottima riuscita. Non mi stupisce, a questo punto, che Gilmour lo abbia chiamato per dargli una mano, visto il livello raggiunto da White nella tecnica chitarristica. Certo, con questo non voglio dire che lo dobbiamo annoverare tra i mostri sacri della chitarra rock al pari di Hendrix o Van Halen, ma quello che Snowy fa, lo fa bene e con una certa professionalità. E lo stesso devo dire nei confronti dei suoi due compagni di stage: Latupeirissa si presenta con un Warwick in legno a 4 corde, molto bello, che non abbandonerà mai per tutto il concerto, facendoci vedere una straordinaria tecnica bassistica al pari di quel giovanottone di Guy Pratt. Molto bello è stato il suo lungo solo dove ci ha deliziato con giri di basso riadattati dagli studi di chitarra classica, che con brani di flamenco (a quel punto Snowy e Juan hanno duettato in scena con una simulazione di una corrida, dove il primo faceva il torero e l’altro il toro, il tutto molto divertente e applaudito dagli spettatori!). Il drumming di Van Emerloot si è rivelato molto potente e tecnicamente di buon livello.
Chissà, forse perché molto di parte e condizionato, ma mi è sembrato che in certi punti alcune delle canzoni di White mi ricordavano il primo lavoro solo di Gilmour (soprattutto Mihalis e Raise my rent), non so mi è sembrato di sentirne l’odore, ma forse è stata solo suggestione, chi lo sa!
L’incontro
Scendo velocemente le scale che portano ai camerini e con il mio bel Pass Stampa supero la sicurezza e tiro dritto, visibilmente emozionato, verso il camerino di Snowy, che gentilmente accetta di fare una chiacchierata, dopo essersi liberato di due fan Floyd che volevano il classico autografo.
Rompo il ghiaccio presentandomi in veste di inviato di Interstellar Overdrive. Gli regalo le copie della fanzine e lui sorride pensando: “Questi sono pazzi!!!”.
Parliamo un pò del concerto e del tour che sta facendo, confidandomi che si sta divertendo molto, è soddisfatto dei concerti ma il tutto è anche molto stancante. Anche se è un poco indelicato, voglio sapere di lui con i Floyd e Snowy non si tira indietro: con Gilmour si conoscono da ragazzi, quando calcavano i palchi di pub fumosi londinesi, ed erano grandi amici; una volta diventati iper famosi dopo “Dark Side”, i Floyd gli chiesero se gli sarebbe piaciuto andare in tournée per l'”Animals” Tour, Snowy ovviamente accettò e da allora cominciò il sodalizio che sarebbe durato fino ai concerti di “The Wall”, anche se Snowy successivamente entrò a far parte della Bleeding Heart Band di Waters.
White mi racconta che suonare con i Floyd era entusiasmante ma anche molto impegnativo, visto il ruolo che aveva “on stage” come spalla di Gilmour soprattutto nel tour di “Animals” dove si doveva creare quel sound perfetto, tipica mania floydiana. L’album preferito di Snowy è “Animals” (“Wish” è troppo triste, “The Wall” troppo paranoico) nel quale aveva pure inciso delle piste di chitarra, ma Waters le cancellò senza dare spiegazioni (sfido io, già aveva ridimensionato la chitarra di Gilmour, figuriamoci la sua, ndr) ed anche la relativa tournée fu molto bella ma anch’essa impegnativa e stressante, soprattutto a causa dei primi segni di insofferenza di Waters.
Gli chiedo cosa ricorda della sua esperienza con Wright in “Wet Dream”, e mi confida che non fu affatto una bella esperienza a causa della situazione personale che attraversava Richard (separazione coniugale con Juliette Gale), che rese l’atmosfera molto triste e malinconica, come d’altro canto è il disco stesso, ma rimase molto soddisfatto dei suoi interventi chitarristici (come dagli torto sentendo i solo di Holiday e Summer Elegy) anche se la parte da leone la fa Mel Collins.
Con “The Wall” Snowy, oltre a registrare alcune parti di chitarra, diventa qualcosa in piu di un semplice chitarrista spalla, tanto che Gilmour gli dà diverse opportunità di far sentire la sua dotta tecnica, vedi la seconda parte del solo di Comfortably Numb. Con “The Wall” Tour finisce il rapporto di collaborazione tra Snowy e i Floyd, e dopo le vicissitudini che tutti sappiamo, si riaggrega alla Bleeding Heart Band di Waters dove dà sfoggio di sé (al contrario del suo collega Rick DiFonzo, che mi è sembrato molto scadente vista la pretesa di suonare “alla Gilmour”, cosa che solo Gilmour sa fare!!!) nel mastodontico concerto di Berlino, con dei bellissimi inteventi (vedi Comfortably Numb).
Gli domando come mai non ha collaborato ad “Amused To Death”, ed a quel punto a Snowy gli si illuminano gli occhi e mi dice che l’ultima fatica di Waters la considera fra i più bei lavori che siano stati fatti negli ultimi anni. Avverto che ha una stima particolarmente grande nei confronti di Roger, e mi confessa, molto sinceramente, che l’unico motivo per cui non ha suonato in “Amused” è che da quelle parti si aggirava un certo Jeff Beck!!! Ahi l’onestà intellettuale!!! Ma nel contempo rimane molto contento nel vedere le session di registrazione del disco, dando anche alcuni consigli a Beck su alcuni solo.
Spero che i lettori non se ne dispiacciano, ma la luce negli occhi di Snowy smette di brillare quando gli domando di Gilmour e company; non che abbia particolare astio nei loro confronti, anzi ogni tanto si sentono per telefono col vecchio Gilmour, ma la passione musicale e l’ammirazione per Waters rimane, e si vede. Mi racconta che un paio di volte sia Gilmour che Wright lo avevano invitato ad assistere a qualche loro gig di “A Momentary Lapse Of Reason“, ma per un motivo e l’altro aveva gentilmente declinato l’invito. Alla tournée di “The division bell” gli inviti furono nuovamente rinnovati, e questa volta con moglie e figli va a vedere uno dei concerti all’Earl’s Court di Londra, rimanendo molto impressionato per l’impianto scenico e sonoro. Anche se, confessa, che “Division bell” non lo considera affatto un bel disco, lo ritiene molto piatto e senza colpi di genio come invece risulta “Amused” (e ci risiamo!).
Curioso di sapere se Gilmour all’inizio della tournée di “A Momentary Lapse Of Reason” gli avesse proposto il vecchio ruolo di spalla, mi dice che David non glielo propose in quanto Tim Renwick è un grande amico di infanzia di Gilmour nonché un eccellente chitarrista, ed in ogni caso avrebbe declinato in quanto considera questa sua esperienza solista molto più importante e proficua che fare, invece, il chitarrista spalla anche se si tratta dei Pink Floyd (de gustibus). Siamo alla fine della chiacchierata, vedo che è un pò stanco (gli anni pesano!), gli rinnovo i miei ringraziamenti a nome mio e di Interstellar Overdrive, gli auguro un mondo di bene e lo prego di portare i nostri saluti ai Pink Floyd.
Ah, dimenticavo, mi conferma le notizie che avete già letto su Interstellar: Waters sta scrivendo un’opera classica con un librettista parigino e Wright ha finito il suo lavoro solista. Auguri, Snowy.
(Testo di Paolo Carrara – tratto dalla fanzine Interstellar Overdrive n- 5 – luglio 1996)
Tour Italiano – Aprile 1996
4 – Pistoia, Arena ex Breda; 5 – San Fior (TV), Sonny Boy; 6 – Castelnuovo d/G. (VR), Usignolo; 7 – Imola, Cap Creus ; 9 – Catania, Teatro Nuovo; 10 – Palermo, Teatro Al Massimo; 11 – Roma, Horus
Snowy White (ex Pink Floyd, come recita la pagina pubblicitaria del “Sardinia InterFestival 96″) suonerà il 19 luglio all’Arbatax di Tortoli all’interno del “Rocce rosse & Blues – V festival internazionale”. Previste altre date estive in Italia.