I Pink Floyd a “Suona l’una”

Il 22 e il 23 ottobre 2019 la musica dei Pink Floyd è stata ospitata nel programma “Suona l’una” di Radio Tre, condotta da Giorgio Battistelli e Valentina Lo Surdo. La trasmissione viene presentata così: “La musica è contemporanea. Esercizi di pop mentale. A cura di Federico Vizzaccaro con Filippo Travaglio”.

Puntata del 22 ottobre (ascoltala qui)
Trasmesse “Time” e “Breathe (reprise)”.
Lo Surdo: “Siamo a un disco mitico per la storia della musica extra colta, per la storia del rock impegnato. 1974 (!), “The Dark Side Of The Moon”, Pink Floyd, perché la scelta di Giorgio Battistelli in queste narrazioni sulla musica di oggi che cade su Time”.
Battistelli: “Time perché è un elemento straordinario questa parte iniziale così rumoristica, concreta di elementi di orologi di battiti, di pulsazioni che si sovrappongono, con velocità diverse, asimmetriche e che poi danno come un prologo e un’overture che poi danno il via a una parte più melodica, più cantata, e questo ci serve anche per capire quella che è stata anche una parte dell’idea del minimalismo americano, di un modo di pensare la musica come…”
Lo Surdo: “Meccanicizzato, che si ispira a movimenti meccanici e a un ritmo, a una pulsazione estremamente…”
Battistelli: “Ma non statico, sono dei ritmi non statici che si muovono, anche nella scrittura di Ligeti noi abbiamo una struttura a pannelli che apparentemente dà l’impressione di una staticità ma in realtà sono pulviscoli che si evolvono, che si muovono, e questo lo troviamo anche in questo inizio dei Pink Floyd ma lo troveremo anche nell’ascolto successivo che sarà quello di Terry Riley”.
Lo Surdo: “Time, Pink Floyd”.
(dopo i suoni delle sveglie)
Lo Surdo: “Maestro che succede”.
Battistelli: “Questo è un perfetto inizio di musica concreta, questo potrebbe essere un Pierre Shaeffer, qui no, qui è un’altra cosa, qui entriamo in un altro mondo. Non c’è paura della retorica di accordi così fortemente espressivi”.
Lo Surdo “E semplici”.
Battistelli: “Sì. Bellissimo questo elemento regolare, come un orologio e poi con le percussioni che fanno diversi ritmi e poi entra la voce e si definisce più come canzone”.
Lo Surdo: “Per il momento ancora non siamo nella casella ‘canzoni’. Però un po’ come era stato ieri per i Led Zeppelin questa parte libera è tutta in preparazione di qualcosa che accadrà, quindi l’ascoltatore è più facilitato nell’ascolto di una musica senza contorni”.
Battistelli: “Beh, potenzia anche quello che arriva, perché adesso inizia anche la batteria e anche se è un ritmo più regolare ma diventa fortemente caratterizzante. Ecco, ora entra”.

Puntata del 23 ottobre (ascoltala qui)
Trasmessa “Atom Heart Mother”.
Lo Surdo: “Tappa obbligata quella dei Pink Floyd per Giorgio Battistelli.
Battistelli: “I Pink Floyd sono stati assolutamente musicisti straordinari, hanno aperto da un punto di vista formale di ricerca del suono, dell’accostamento di qualità di suoni diversi, sicuramente innovativi. Questo brano è proprio un pannello direi così lasciato agli ottoni, come fosse una…
Lo Surdo: “E li abbiamo ancora nell’orecchio da Francis Bacon”
Battistelli: “Quindi li riprendiamo come fosse un’introduzione molto maestosa e poi improvvisamente si apre una finestra che ci porta in un campo completamente diverso”.
Lo Surdo: “E cominciamo ad avere questo racconto musicale mentre il nostro maestro ci introduce in Atom Heart Mother”, siamo al quinto disco in studio dei Pink Floyd, 1970, il celebre disco della mucca”.
Battistelli: “La mucca che ci guarda. Già questa frequenza grave ci mette in un ambito completamente di ascolto, di attenzione raccolto e introspettivo, ma improvvisamente entrano gli ottoni”.
Lo Surdo: “E’ una frequenza anche inedita per l’apertura di un disco di musica leggera, sembra tutt’altro che un disco di rock”.
Battistelli: “Beh potrebbe sembrare una sezione della…”
Lo Surdo: “Straussiana quasi”.
Lo Surdo: “…del ciclo Aus Licht di Stockhausen, post straussiano. Eccolo, qui entriamo in un campo percettivo completamente diverso, ci riporta alla canzone classica, alla forma classica e ci immette anche in una dimensione di ascolto che previene quasi la new-age, la musica più eufonica, più accogliente e poi con l’ingresso della voce ritorniamo invece alla forma della canzone, della voce. Questi sono elementi concreti, di musica concreta, sembra quasi un paesaggio sonoro concreto e poi ritorna la regolarità ritmica di accompagnamento leggermente in ritardo rispetto alla prima esposizione. Ritorniamo all’elemento dell’imperfezione di quanto è bello, di quanto sono vivi questi musicisti, non hanno paura di essere imperfetti.
Lo Surdo: “E poi queste fanfare che hanno una allure anche un po’ barocca…”
Battistelli: “…che si sovrappone, ecco, l’elemento della sovrapposizione e della eterogeneità di cui dicevamo prima, nessun altro gruppo rock o pop ha potuto fare questo, forse i Beatles in alcune esperienze”.
Lo Surdo: “Non ci addentriamo che qui gli appassionati di progressive rock avrebbero da citare Genesis, Emerson Lake and Palmer e quant’altri ma insomma rimaniamo sul bello di questi Pink Floyd. Tra l’altro mi piace sottolineare la passione per le mucche di Giorgio Battistelli, un elemento ricorrente anche nella sua discografia, cito Vijidaes, su un pezzo che lei ha scritto nel 2008, proprio le visioni in ladino con passaggio di mucche con campane al collo.
Battistelli: “Devo dire che sono state molto brave, erano circa trenta mucche che hanno eseguito correttamente la sezione finale di una composizione complessa perché vi sono tre cori e tre gruppi orchestrali naturalmente da suonare all’aperto, l’abbiamo suonato…
Lo Surdo: “Per i suoni delle Dolomiti”.
Battistelli: “…sotto le pale di San Martino, con il pubblico dislocato in vari posizionamenti e poi nella parte finale c’era l’ingresso di queste trenta mucche con campane che venivano suonate in maniera del tutto casuale”.
Lo Surdo: “In questo caso invece il riferimento alla mucca è quello della copertina di Atom Heart Mother, il brano che stiamo ascoltando è il primo dalla suite Atom Heart Mother e quindi il riferimento è Andy Warhol, alla carta da parati con le mucche che vengono riprese da questo primo piano di una mucca che ci guarda dalla copertina. Forse vale la pena anche di ricordare in questo lavoro così composito la base di missaggio di Peter Brown e Alan Parsons, che allora era molto agli inizi, e anche fondamentale l’apporto di Ron Geesin per l’arrangiamento orchestrale, qui si sente che c’è una mano speciale.
Battistelli: “Direi anche dal punto di vista formale, stiamo ascoltando già da alcuni minuti uno sviluppo del tutto imprevedibile, di cose imprevedibili che si sovrappongono, quindi non c’è ancora la forma della canzone, è una composizione che procede per pannelli molto diversi ma che non stanno in relazione come sviluppi l’uno con l’altro ma sono davvero incollati l’uno a fianco all’altro ma hanno dei sensi molto forti e poi quando entra la voce qui sentiamo che c’è anche una dilatazione del tempo”.