Sul portale italiano Rockol è stata pubblicata parte di una intervista a Nick Mason, tratta dall’ultimo numero della rivista inglese Uncut.
Si parla della prossima uscita di “A Momentary Lapse Of Reason”, contenuto nel box “Pink Floyd – The Later Years 1987-2019”.
Mason: “Non è che non volessi continuare – l’ho fatto – ma non credo che mi importasse così tanto come importava a David. Saremmo stati in parte negli studi di registrazione e in parte nell’ufficio degli avvocati. ‘Roger stava per essere diffidato?’ E la risposta era, ovviamente, perché lui aveva lasciato la band e l’unica cosa chiara in tutti i nostri accordi contrattuali era che se qualcuno se ne andava, o se ne andavano, la band continuava senza di loro… Questo dava a me e a David l’autorità di andare avanti”.
“In un certo senso abbiamo messo tutto dentro (l’album)… C’era un senso di trepidazione su come sarebbe stato senza Roger, quindi abbiamo leggermente esagerato con il numero di musicisti. Alcune cose sono eccessivamente prodotte, troppe cose”.
Anche Andy Jackson ha ricordi relativi all’album:
“Stavamo cercando di creare qualcosa che rispecchiasse il suono del tempo, il che significa ovviamente che col passare del tempo finisce per sembrare datato”.
“Nell’86, il digitale era molto in prima linea. “Brothers In Arms” (album dei Dire Straits pubblicato nel 1985) era appena uscito e aveva un suono molto particolare e quello era ciò a cui, disse Bob (Ezrin), dovevamo puntare.”
Ne parla anche Guy Pratt, che seguì i Pink Floyd dal vivo dal 1987 al 1994.
“Pensavo che non suonasse davvero come un disco dei Pink Floyd, ma era un ottimo disco. È molto del suo tempo: i Floyd erano adatti alla magniloquenza degli anni ’80.”
L’articolo completo è disponibile in questa pagina di Rockol.