Esce oggi (15 ottobre) in Francia il film “Chien 51” del regista francese Cédric Jimenez, basato sull’omonimo romanzo del 2022 di Laurent Gaudé.
Il film era stato presentato in anteprima mondiale in chiusura e fuori concorso alla 82esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Sui titoli di coda viene utilizzata “Wish You Were Here” dei Pink Floyd.
A proposito della canzone dei Pink Floyd, il produttore Hugo Selignac ha rivelato a Variety.com:
«Alla domanda su come ci sia riuscito, Selignac risponde: “Abbiamo semplicemente pagato. È costato molto, ma va bene così. È una delle canzoni più belle del mondo. Questo è uno dei vantaggi di avere un budget all’altezza delle proprie ambizioni: puoi fare cose”, dice, “come le grandi case indipendenti statunitensi, dove la colonna sonora spesso gioca un ruolo importante nel suscitare un forte impatto emotivo e duraturo”».
Sul sito di Sky Tg24 il finale viene così descritto:
«E poi, in un contrappunto struggente, i titoli di coda ci lasciano con il capolavoro Wish You Were Here dei Pink Floyd (1975): un addio musicale che suona come elegia, come un saluto malinconico rivolto non a un futuro lontano, ma al nostro presente già incrinato».
A proposito del classico dei Pink Floyd il sito Stanze di Cinema invece scrive:
«Quando poi hai la fortuna di poter chiudere il film con un pezzo dei Pink Floyd, questo è da solo sufficiente a mandare a casa tutti contenti, con l’idea un po’ semplicistica che la dimensione analogica sia un confortevole rifugio da tutte le nostre paure».
Il sito MyMovies lo descrive così nella recensione di Simone Emiliani dell’8 settembre 2025:
«Un thriller distopico ambientato in un mondo dominato dall’intelligenza artificiale
Parigi, futuro prossimo. La città è suddivisa in tre zone, ognuna destinata a una classe sociale differente. Il controllo dell’ordine e della sicurezza è affidato ad ALMA, un’intelligenza artificiale che ha rivoluzionato il lavoro delle forze dell’ordine e ha contribuito a risolvere il 70% dei casi ma ha ridotto la libertà individuale dei cittadini. Una notte però il suo creatore, viene ucciso.
Per rintracciare il colpevole due agenti diversissimi tra loro, Salia e Zem, si trovano costretti a collaborare. Salia, che vive nella zona 2, è il prototipo dell’agente esemplare perfettamente integrato nel sistema. Fredda, rigorosa, ed efficiente, ha già cercato di catturare il presunto assassino mettendosi all’inseguimento del van nero in fuga dopo l’omicidio. Zem è un poliziotto disilluso che soffre d’insonnia che abita nella zona 3, la parte più povera ed emarginata della città. Nel corso delle loro indagini, la verità che sta venendo a galla è però diversa da quella che avevano immaginato.
C’è una scena di Chien 51 in cui i due agenti si trovano in mezzo a una festa. Sono sommersi dai rumori e circondati da colori accesi proprio come Lenny e Mace (Ralph Fiennes e Angela Bassett) in Strange Days. Forse il nuovo film di Cédric Jimenez, che compone una trilogia sulle forze dell’ordine dopo BAC Nord e November – I cinque giorni dopo il Bataclan, guarda verso il cinema di Kathryn Bigelow.
Guarda al cinema di Bigelow nel modo di mostrare l’inferno della quotidianità, la realtà virtuale (ai tempi di Strange Days c’era lo SQUID, un vettore di memoria che permetteva di rivivere le esperienze proprie o degli altri nel modo più realistico possibile) e la visione di un futuro vicinissimo; era infatti ambientato nel Capodanno tra il 1999 e il 2000 ed è stato realizzato nel 1995. Chien 51, tratto dal romanzo di Laurent Gaudé, è un thriller distopico ipnotico e muscolare dove la minaccia è nel fuori-campo. Si vede soprattutto nella scena dell’incontro dei due agenti con la prostituta nell’appartamento di Salia che infatti decide di registrare l’incontro o nella presenza dei droni che controllano la vita dei cittadini e che diventano letali quando entrano in azione.
In BAC Nord Marsiglia era già divisa in zone, anche se non in modo narrativamente dichiarato come in questo film, con la presenza dei palazzi che rappresentavano dei limiti invalicabili. La suddivisione delle tre aree di Chien 51 diventa per il cineasta l’occasione per un preciso lavoro sulla rappresentazione dello spazio architettonico della metropoli. Forse è già un tentativo di poliziesco del futuro anche se da questo punto di vista non c’è nulla di nuovo né di particolarmente originale sia nel modo in cui mostra i meccanismi del potere e il controllo della tecnologia».