La città di Roma e l’atmosfera delle rovine del Circo Massimo, uno dei luoghi più iconici dell’antichità, hanno fatto sfondo al nuovo film di David Gilmour, convincendo il chitarrista nella scelta che quello potesse essere un palcoscenico emozionante e fuori dal tempo adatto per la sua musica.
David Gilmour ne parla in un nuovo documentario, distribuito oggi (16 settembre) sul suo canale YouTube, dove definisce Roma e Pompei come “luoghi semplicemente magici“. Il documentario intervalla filmati in studio durante le incisioni di “Luck And Strange” e spezzoni dal nuovo film, oltre alle interviste registrate nel suo studio casalingo.
Nella parte iniziale di questo filmato, che dura dieci minuti, il chitarrista parla della gioia di suonare nuove canzoni ma anche quelle del passato: “Lo scopo di questa avventura è creare nuova musica, nuova arte“, racconta.
“Le canzoni in studio hanno una vita diversa e hanno una vita diversa sul palco. La gioia di suonare musica dal vivo è enorme”, aggiunge. “Le canzoni in studio sono state costruite, smontate, rieditate e modificate, finché non siamo arrivati al punto in cui pensiamo di aver spremuto il più possibile da quella canzone. Ma dal vivo è un’esperienza completamente diversa“.
Sul pubblico Gilmour sostiene: “Non ho mai capito veramente quanto il pubblico contribuisca. Deve farlo, sì. Intendo dire che ci sono serate in cui senti che il pubblico è così entusiasta e si unisce a noi. Non riesco ma a capire con certezza se l’atmosfera che trasmettiamo sia ciò che aiuta il pubblico a entrare in quello stato d’animo e in quella vibrazione o se è il contrario e quel particolare pubblico ha già quella vibrazione e ti incoraggia ad andare in quella direzione“.
Arriva il momento di “A Boat Lies Waiting” (dedicata a Rick Wright) e Gilmour confessa: “Non puoi cantare una canzone del genere senza che l’argomento, che in quel caso è Rick, sia ben presente nei tuoi pensieri mentre la canti. Ha un testo geniale di Polly, che contribuisce a dargli la potenza emotiva che trasmette“.
Sulla canzone “Scattered” e l’immagine della copertina del disco, Gilmour rivela: “Un uomo in piedi in un fiume è tratto da un verso della canzone Scattered. Polly pensava che l’immagine di quell’uomo in piedi in un fiume fosse un’idea molto forte e che le avrebbe giovato. E abbiamo chiesto a nostro figlio Gabriel di fare da modello per quella foto. E Anton (Corbijn) li portò su un fiume nel Galles, credo, e realizzò le sue splendide fotografie. È una immagine iconica, che abbiamo utilizzato più volte. L’uomo in piedi con le sue braccia aperte in quel meraviglioso oggetto simile al sole è stato utilizzato anche per la copertina dell’album dal vivo“.
Il suo rapporto con Polly Samson: “Polly è la mia compagna nella vita e nel lavoro ed è stata parte integrante di tutto il lavoro fin dagli anni Novanta. Sostanzialmente scrivendo, sai, i testi e avendo ogni sorta di idee da fare con la produzione del disco. E lei, sai, è inestimabile per me“.
C’è spazio per i componenti della band: “Voglio che i membri della band diano vita e gioia al progetto. Voglio dire, sono un gruppo di persone davvero fantastiche. Sono i musicisti più impegnato con cui ho avuto il privilegio di suonare. È stata un’esperienza davvero esaltante, in cui ognuno ha portato qualcosa della propria personalità e io cerco di dare loro la massima libertà possibile di esprimersi“.
Arriva il momento di parlare di sua figlia Romany: “È sempre stata un’idea diffusa che le voci di una famiglia si fondano in un modo speciale. Penso che la voce di Romany si abbini particolarmente bene alla mia e che canti con me sul palco in The Piper’s Call ed è semplicemente favoloso. C’è una canzone che sia io che Polly amiamo molto, si chiama Between Two Points ed è di una band degli anni Novanta chiamata Montgolfier Brothers. Penso che il suo contenuto emotivo non fosse coerente con il mio personaggio, o almeno così lo definirei. Polly disse: Perché non chiediamo a Romany di provarci? Avrebbe dovuto essere ospite e cantare proprio quella canzone in alcuni spettacoli, probabilmente solo a Londra, perché doveva andare al college. Così tutti i piani cambiarono e lei divenne parte del team, portando con sè tutta la sua energia e la sua gioia giovanile“.
Gilmour infine parla del film-concerto realizzato a Roma. “Beh, è un progetto importante. Sapete, avevamo 25 telecamere. Abbiamo filmato per tre serate. Una sera pioveva a dirotto. È uno di quei temporali tropicali, non so cosa ci facesse a Roma. Ci sono scatti che hanno l’atmosfera scintillante di ciò che resta di quella pioggia. Abbiamo scatti della splendida città eterna di Roma. E abbiamo la mia fantastica band che suona per ben più di due ore. Un posto davvero meraviglioso. È magico”.
Gilmour conclude con un ode al suonare dal vivo: “È ancora emozionante salire sul palco ed eseguire queste canzoni, ed è semplicemente una forma di eccitazione completamente diversa. Non c’è niente di meglio che esibirsi dal vivo“.