David Gilmour dal vivo con gli Who in “Quadrophenia”

A volte le date sono destinate a ripetersi con inquietante puntualità. Il 29 giugno 1968 si svolse, utilizzando per la prima volta in assoluto quel luogo, un concerto all’interno del londinese Hyde Park; organizzato dall’agenzia dei Pink Floyd, la Blackhill Enterprises, la serata conobbe il momento più memorabile nell’esibizione dei Pink Floyd.
Fu l’edizione dell’anno successivo, comunque, a passare alla storia, grazie alla celeberrima performance degli Stones in memoria del loro compagno Brian Jones (testimoniata anche da un film).


Le maggiori biografie sui Pink Floyd, indicano proprio il concerto del 29 giugno 1968 come quello della rinascita del gruppo, dopo lo sbandamento causato dall’allontanamento di Syd Barrett.
A 28 anni esatti da quella serata (i Pink Floyd suonarono per la seconda ed ultima volta ad Hyde Park il 18 luglio 1970), David Gilmour viene chiamato ad affiancare Pete Townshend nel concerto in cui gli Who propongono dal vivo, in prima mondiale, l’opera-rock “Quadrophenia”.
Ampiamente riportato dai media nostrani, lo show rappresenta un ritorno ai concerti rock in Hyde Park dopo ben venti anni (nel frattempo il parco è stato usato per altri esibizioni e eventi di altro genere come, ad esempio, quello di Pavarotti negli anni recenti).
La stampa italiana ha parlato di più di duecentomila persone (quella inglese di 150mila ), per un concerto che ha annoverato le esibizioni di altri grandi nomi. Bob Dylan (affiancato da Ron Wood) ed Eric Clapton su tutti. L’evento, promosso da Mick Jagger e con la benedizione del principe Carlo d’Inghilterra, ha raccolto fondi a sostegno del Prince’s Trust e si è svolto all’interno della Giornata Nazionale della Musica.
Il clou della serata è stata l’esibizione di Roger Daltrey, John Entwistle e Pete Townshend degli Who che hanno riproposto “Quadrophenia” affidandosi ad una band d’eccezione formata da David Gilmour, Zak Starkey (figlio di Ringo Starr) alla batteria e altri ospiti tra cui Gary Glitter, che si è segnalato anche per aver colpito l’occhio di Roger Daltrey durante te prove, costringendolo ad esibirsi con una curiosa benda.
Il rammarico è che le tv e le radio nazionali italiane non hanno seguito l’evento e siamo costretti quindi ad attendere l’immancabile pubblicazione della serata su disco e video ufficiali, oppure in una futura trasmissione in differita, con i soliti speaker nostrani concentrati a parlare sulle note iniziali dei brani, riversando quintali di banalità nei microfoni pur di non lasciarci ascoltare per intero le varie esecuzioni.

(Nino Gatti – dalla fanzine Interstellar Overdrive, n. 5 – luglio 1996)