Il 1967 di Robyn Hitchcock nel suo nuovo libro

Si intitola “1967: How I Got There and Why I Never Left” il libro presentato da Robyn Hitchcock ieri sera (27 giugno) al Rough Trade East di Londra, in occasione del lancio ufficiale del volume edito da Constable.

Hitchcock ha dialogato col critico musicale Barnsey Hoskins prima di incontrare il pubblico per un firma copie.

Durante la presentazione Hitchcock ha interpretato tre cover in versione acustica per voce e chitarra, “Waterloo Sunset” (The Kinks), “See Emily Play” (Pink Floyd) e “Visions of Johanna” (Bob Dylan.

“1967: How I Got There and Why I Never Left” contiene numerosi riferimenti ai Pink Floyd. Al momento non sono previste traduzioni in italiano.

La scheda informativa del libro:
«Un ragazzo brillante e ossessivo compulsivo viene spedito in un collegio accademico poco prima di compiere il suo tredicesimo compleanno, proprio mentre Highway 61 Revisited di Bob Dylan inizia a far scalpore e Revolver dei Beatles esplode.
Nel gennaio 1966, Robyn Hitchcock è ancora un ragazzo che si strugge per la sua spugna verde Dalek e per la rassicurante ragazza alla pari della sua famiglia, Teresa. Nel dicembre 1967, si è trasformato in un fan sfegatato di Bob Dylan, le cui due ambizioni nella vita sono quelle di sballarsi e trasferirsi a Nashville.
Nel frattempo, mentre nel mondo esterno sboccia la rivoluzione hippie, Hitchcock si adatta al mondo gerarchico e omoerotico di Winchester (pensate a Gormenghast via Evelyn Waugh), infilando un percorso tra insegnanti con sviluppo arrestato, alcuni coetanei scialacquatori e un’arcigna vecchia zitella: un fenomeno da baraccone molto inglese. Durante il percorso fa amicizia con un gruppo di adolescenti prodigio dalle ali di pipistrello e incontra il loro guru locale, il giovane Brian Eno. E la sua vita a casa non è più normale. . .
Alla fine del 1967, ci sono tutti gli ingredienti per fare di Robyn Hitchcock un cantautore a vita. Ma d’altra parte, il 1967 finisce mai davvero?».

1967… in cui il nostro eroe guarda dal futuro il suo scricchiolante regno della fanciullezza, un mondo di tramonti a occhi aperti e di aspiranti abitanti della musica e della mente. Arriva l’anno, arriva il groover”. (Johnny Marr)

“Page Turner potrebbe essere il nome di un cantante di una band psichedelica degli anni Sessanta, ma non lo è: è la descrizione del tenero ed esilarante libro di memorie di Robyn Hitchcock”. (Joe Boyd)