Segnalo la presenza della musica dei Pink Floyd all’interno di un’opera in apparenza così lontana dalla musica della band inglese. Si tratta de “L’avaro” di Molière nella traduzione e adattamento di Letizia Russo e la regia Luigi Saravo. La musica dei Pink Floyd utilizzata nella produzione è quella di “Money”, giusto per rimanere in tema di avarizia e di danaro, che si può ascoltare alla fine dello rappresentazioe.
Lo spettacolo, che proseguirà nelle repliche fino a marzo, è una produzione del Teatro Nazionale di Genova. Gli interpreti sono Ugo Dighero (nella foto), Mariangeles Torres, Fabio Barone, Stefano Dilauro, Cristian Giammarini, Paolo Li Volsi, Elisabetta Mazzullo, Rebecca Redaelli, Luigi Saravo.
“L’Avaro” è stato presentato a Modena dal 14 al 26 novembre 2024 e Genova dal 27 dicembre al 6 gennaio 2025. Le prossime repliche sono previste a Varese il 4 febbraio, Venaria Reale (To) il 5 febbraio, Bergamo dall’8 al 16 febbraio, Milano dal 18 febbraio al 2 marzo.
Ecco la presentazione della produzione teatrale:
«Apprezzatissimo protagonista di tanto teatro contemporaneo, da Dario Fo a Stefano Benni, Ugo Dighero mette per la prima volta la propria vis comica al servizio di un grande classico.
Il denaro e la sua conservazione, il denaro e il suo sperpero, ma soprattutto il denaro e i rapporti di potere che ne conseguono: è questo il tema centrale del capolavoro di Molière.
Ossessionato dall’idea di non intaccare il proprio patrimonio, Arpagone è disposto a sacrificare la felicità dei figli, pur di non dovere fornire loro una dote e anzi acquisire nuove ricchezze attraverso i loro matrimoni. Ma tutti coloro che si dichiarano sue vittime in realtà potrebbero facilmente liberarsi, se solo decidessero di rinunciare ai suoi averi. Avvalendosi di una nuova traduzione, fresca e diretta, il regista Luigi Saravo ambienta lo spettacolo in una dimensione che rimanda al nostro quotidiano. A fianco di Ugo Dighero, Mariangeles Torres interpreta sia il servitore Freccia che la mezzana Frosina, ovvero i due personaggi che muovono l’azione, scatenando l’irresistibile gioco degli equivoci.
Luigi Saravo: “Nella nostra contemporaneità, in cui vige l’imperativo di far circolare il danaro inseguendo una crescita economica infinita, il gesto immobilista di Arpagone, dal punto di vista finanziario, suona quasi sovversivo, in netta opposizione alla tirannia del consumo, alla pubblicità che ne è motore e a quella patologia del desiderio che vede nella sostituzione il suo fondamento”.