Waters chiede a Nick Cave di boicottare Israele

Roger Waters, che negli ultimi tempi si sta prodigando con iniziative a favore della Palestina, è tra i firmatari di una lettera indirizzata oggi a Nick Cave, che con la sua band dei Band Seeds è atteso per due concerti a Tel Aviv il 19 e il 20 novembre 2017. Il regolare svolgimento dei concerti, secondo i firmatari della lettera, verrebbero letti dalle autorità locali come l’approvazione della loro politica nei confronti di Gaza. L’invito a non suonare era arrivato qualche giorno fa anche da parte di una rappresentanza di cittadini israeliani, in aperta critica nei confronti del governo di Tel Aviv nei confronti del popolo palestinese.

La lettera recita: “Non andare, almeno fin quando rimane l’apartheid. Dai il tuo supporto a quanti appoggiano la lotta contro gli attacchi di Israele a Gaza. Sostieni la libertà”.

cave

Waters si è schierato anche contro Bryan Adams, atteso con due concerti a Tel Aviv il 4 e 5 dicembre, l’altro a Gerusalemme il 6 dicembre. “Mi chiedo se Nick e Bryan e Thom Yorke e il resto di questi ragazzi trascorrerebbero un solo giorno o due in ‘detenzione amministrativa’, – scrive Waters – ovvero senza che sia chiara l’accusa né ci sia un processo, o se mai abbiano visto i loro figli svegliati e arrestati nel mezzo della notte, o se possano continuare a ignorare le urla delle vittime e le disperate richieste di aiuto della società civile palestinese. Rispettate il lavoro di critica che i vostri fratelli e le vostre sorelle stanno facendo”.

Waters si era unito al coro di proteste anche in occasione del concerto dei Radiohead a Tel Aviv lo scorso 9 luglio, quando aveva invitato la band di Thom Yorke a boicottare il concerto.

Ecco il testo originale della lettera con l’elenco di tutti i firmatari:

October 30th, 2017, London.

Dear Nick Cave and the Bad Seeds,

You are scheduled to perform in Tel Aviv on 19th & 20th November. Please don’t go.

In the words of a recent UN report, ‘Israel has established an apartheid regime that dominates the Palestinian people’.

Domination means Palestinian writers under house arrest. Literary festivals broken up. Travel bans for actors and musicians. Social media under surveillance. Media centres raided and plundered. The normalized use of military force against a captive population. The steady expansion of illegal settlements.

These are crimes. But when international artists of your stature, despite the appeals of Palestinians, continue to turn up on Israeli stages, the government which promotes these crimes takes heart: whatever it does, it seems there will be no penalty.

Like others who’ve added Tel Aviv to their touring schedule, you may say that you oppose Netanyahu. But it matters little whether or not artists endorse Israel’s government. It’s the fact they’re willing to perform in Israel that is important. It is seen as public approval for the status quo: that’s why Israel’s foreign affairs ministry celebrated Radiohead’s visit last July, while its media proclaimed their appearance as ‘the best hasbara Israel has received lately’.

Noam Chomsky has recently said he’s opposed to any appearance in Israel that is used to cover up the denial of Palestinian human rights. We hope you will agree with him.

Don’t go – not while apartheid remains. Stand true to your support for those who opposed Israel’s attacks on Gaza. Stand for freedom.

Yours sincerely,

Tunde Adebimpe
Saleh Bakri
Breyten Breytenbach
Judith Butler
Carmen Callil
Julie Christie
Molly Crabapple
Angela Davis
Kate Grenville
Ronnie Kasrils
Kathryn Kelly
AL Kennedy
Deborah Kingsland
Marc Lamont Hill
Mike Leigh
Ken Loach
Thurston Moore
Nurit Peled
John Pilger
Michael Rosen
Samah Sabawi
Ahdaf Soueif
Roger Waters
Penny Woolcock